Abbiamo avuto un piacevole scambio di opinioni con lo chef, nonché giudice di questa seconda edizione de Il Palio dell’Agnolotto, Silvano Vanzulli.
Ci ha raccontato della passione e del profondo interesse che lo lega al territorio pavese e ci ha parlato dell’entusiasmo che legge nei progetti come il Palio, utili a creare coesione in un territorio in cui le realtà enogastronomiche paiono frazionate.
Chef e formatore, Silvano Vanzulli dedica la sua vita alla cucina.
Dopo gli studi alberghieri e anni passati sui fornelli di grandi ristoranti italiani e nel mondo si dedica alla diffusione della cultura enogastronomica italiana tenendo corsi e diventando docente e formatore di diverse scuole di alta cucina.
Oggi è titolare di Cucinando – Imparando con gli chef e docente di tecnica pratica presso l’Istituto Santa Chiara di Stradella.
- Ci racconti il suo rapporto con la cucina del territorio dell’Oltrepò!
In una parola direi che la cucina del territorio è fondamentale per me.
Tutti abbiamo delle origini che arrivano proprio dalla cultura di un tempo, tradizionale, legata alla terra e credo sia indispensabile mantenere un legame forte con i prodotti e la cucina del proprio territorio.
- Quali sono gli ingredienti tipici del territorio che utilizza più spesso nei suoi piatti?
Scelgo sempre prodotti di stagione e fra quelli del territorio pavese prediligo le verdure e gli ortaggi acquistati in piccole aziende agricole, il riso, il vino – che uso per i brasati.
Abbiamo inoltre delle ottime produzioni di salumi e formaggi locali.
- Com’è stata l’esperienza in giuria de Il Palio dell’Agnolotto e qual è il valore aggiunto di questo concorso?
L’esperienza è stata positiva ed ho apprezzato molto l’impegno che i ristoratori hanno messo nel proporre un piatto che rientra nella tradizione della cucina oltrepadana.
Il clima non era quello di un concorso Culinario internazionale ma ci sono stati molti momenti di confronto e di scambio su forma, gusto e sapore.
Il valore aggiunto dell’evento, al di là dell’obiettivo di valorizzare un prodotto del territorio e della sfida in sé, è sicuramente la possibilità di aver legato l’evento a un fine benefico.
- Crede che il Palio possa essere occasione per iniziare un percorso coeso tra le varie realtà dell’Oltrepò? Crede che ce ne sia bisogno?
Lo spero! Il territorio è abbastanza frazionato, non c’è coesione di intenti per valorizzarlo e spero che questo evento possa essere un’occasione di promozione della nostra enogastronomia.
Sono coinvolte anche molte aziende vinicole, che a mio parere sono un po’ il motore che va avviato per cercare di valorizzare questo Oltrepò che ha perso in produttività industriale ma potrebbe sicuramente diventare una delle zone più interessanti della Lombardia – se non dell’Italia – in quanto a proposta turistica ed enogastronomica.
- Cosa si aspetta dalla nuova edizione?
Sento aumentare l’entusiasmo con l’avvicinarsi dell’evento, i ristoratori sono carichi e stanno cercando di affilare le armi perciò mi aspetto un passo avanti proprio rispetto alla presentazione e la qualità dei prodotti che proporranno.
Inoltre quest’anno è cresciuto anche l’interesse delle aziende vinicole che sono il patrimonio di questa nostra zona e quindi mi auguro che questo vada di pari passo con i risultati.
Speriamo di replicare il successo di pubblico dell’anno scorso!