Abbiamo incontrato i vincitori della prima edizione de Il Palio dell’Agnolotto.
Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con i titolari di Agriturismo Boccapane e ci hanno raccontato del loro rapporto con la gastronomia locale, delle loro prospettive e soprattutto di cosa rappresenta per loro la cucina tradizionale.
Si dicono entusiasti per questa seconda edizione in arrivo e ripongono estrema fiducia in eventi come il nostro che mirano alla crescita e alla valorizzazione del territorio.
1. L’agnolotto è un piatto tipico dell’Oltrepò Pavese, quali sono le altre tradizioni enogastronomiche della zona e quanto hanno influito sulla sua proposta per il Palio?
I sapori della tradizione di questo nostro Oltrepò, se paragonati ai menù di altre regioni, spesso considerati, a torto, più ricchi di proposte, sicuramente non difettano nel gusto e nella ricchezza dei sapori.
E’ una cucina amorevole, la nostra. Ci sono i malfatti con ricotta e spinaci che mani femminili chiudono con grande perizia, c’è il risotto saporito con la pasta di salame e la Bonarda, c’è lo stupendo il brasato al Barbera, la cosidetta frittura di maiale, fatta con le parti meno nobili dell’animale, scelto per salumi e cotechini pregiati. E penso ai nostri tartufi, al miele delle nostre colline.
E dall’incontro di quei sapori, dagli aromi e dai vini del territorio, nascono, in un felice ed equilibrato connubio, gli agnolotti di brasato.
2. Cosa caratterizza la sua versione dell’agnolotto e cosa ritroviamo dentro quel piatto?
Li caratterizza, innanzitutto, la scelta delle materie prime, alle quali sono attentissimo. La qualità della carne, quella del vino, del suo aroma, della sua corposità ; non ultima la cottura in brodo, fatto secondo una mia ricetta esclusiva, ed infine il condimento, ricco di quel sugo anch’esso di brasato cotto lentamente, per ore, come si faceva una volta.
3.Cosa vede nel futuro dell’Oltrepò Pavese e quale pensa possa essere la chiave per il suo sviluppo e la sua crescita, in particolare per il settore enogastronomico?
Io vedo una rinascita, spero e credo in una rinascita.
Vedo un impegno da parte dei ristoratori e dei produttori, per ritrovare quell’eccellenza che ci appartiene per tradizione.
è una strada magari ancora agli inizi, ma che va intrapresa con amore e costanza, per uno sviluppo sinergico.
4. Pensa che un’iniziativa come il Palio dell’Agnolotto, che riunisce ristoratori e realtà diverse del settore possa essere una buona occasione per fare sistema sul territorio?
Ma certo! E’ fondamentale.
E’ un segnale che potrebbe e, a mio avviso, dovrebbe contagiare e fare nascere altre iniziative diffuse sul territorio, per altre tipologie di prodotti: altri piatti, ma anche, perché no, per salumi, formaggi, farine e paste.
5. Il Palio dell’Agnolotto è un evento benefico oltre che una sfida gastronomica. Come vede questo binomio?
E’ un binomio lodevole, generoso, che ci rende tutti meno egoisti e più orgogliosi del nostro lavoro. Anzi: GRAZIE!